Arezzo, Arrigo Petacco a “Il giardino delle idee” -

b&b Francesco Redi informa che sabato prossimo, 16 Aprile,  ospite de “Il Giardino delle Idee” sarà Arrigo Petacco. Proseguono all’Auditorium del Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo, Via San Lorentino 17, gli incontri dedicati ai 150 anni dell’Unità d’Italia, appuntamenti di aprile con “Il giardino delle Idee”.

Arrigo Petacco, storico, giornalista e scrittore che ha scritto volumi importantissimi di storia moderna e contemporanea, come “La seconda Guerra Mondiale” o “L’archivio segreto di Mussolini”,   ricostruisce il clima e le premesse del decennio che precede il 1870 e che si concluse con “O Roma, o morte” e cioè Roma capitale. Nel volume  rivivono le imprese dei briganti che per  anni costrinsero la metà dell’intero esercito italiano ad impegnarsi a fronteggiarli. Rivive nel libro anche l’eroismo di tanti giovani legittimisti che, affascinati dall’intrepida Maria Sofia, ultima Regina di Napoli, si immolarono per la difesa di un mondo destinato a scomparire.

Nel racconto intessuto di oscuri retroscena, assistiamo alle spedizioni fallimentari di Garibaldi ad Aspromonte e Mentana ma anche all’inedito tentativo, compiuto dal Presidente Lincoln, di affidare all’invitto generale il comando dell’esercito “nordista” impegnato nella guerra di secessione. Rivive in tutta la sua realtà anche la terza guerra d’indipendenza, che rivelò l’inadeguatezza della nostra orgogliosa casta militare, battuta a Custoza e naufragata a Lissa che ci consentì di ottenere il Veneto “in limosina” grazie ad un umiliante escamotage di Napoleone III.

Pur essendogli debitrice della raggiunta unità, l’Italia non esitò ad approfittare della sua disgrazia nella guerra contro la Prussia per impadronirsi di Roma, rimasta indifesa, e consentire così a Vittorio Emanuele II di esprimere, davanti al Portone del Quirinale, la sua soddisfazione con una frase diventata storica “finalment ij suma!” (frase pronunciata in piemontese che significa “Finalmente ci siamo”). Ma gli errori intuiti da D’Azeglio” si perpetuarono nella nuova compagine iniziale, che a lungo continuò a sovrapporsi come un cospo estraneo a un’Italia intimamente frammentata. Di quegli errori paghiamo ancora oggi le conseguenze.